Siria, l’Isis in difficoltà costretto a ridurre gli stipendi ai militanti
Misura accompagnata anche dal blocco di forniture di pane «calmierato». Due disposizioni che indicano i gravi problemi di cassa.
WASHINGTON - Lo Stato Islamico ha ridotto della metà gli stipendi ai suoi militanti nella regione di Raqqa, nord est della Siria. Misura accompagnata anche dal blocco di forniture di pane «calmierato». Due disposizioni - secondo gli osservatori - che indicano problemi di cassa, guai per altro riconosciuti dallo stesso movimento. In un comunicato i jihadisti parlano di «circostanze eccezionali» che li hanno costretti a risposte drastiche. La decurtazione del salario, aggiungono, riguarda tutti, non ci sono eccezioni.] WASHINGTON -Lo Stato Islamico ha ridotto della metà gli stipendi ai suoi militanti nella regione di Raqqa, nord est della Siria. Misura accompagnata anche dal blocco di forniture di pane «calmierato». Due disposizioni - secondo gli osservatori - che indicano problemi di cassa, guai per altro riconosciuti dallo stesso movimento. In un comunicato i jihadisti parlano di «circostanze eccezionali» che li hanno costretti a risposte drastiche. La decurtazione del salario, aggiungono, riguarda tutti, non ci sono eccezioni.
Per chi segue il conflitto siriano la linea di austerità decisa a Raqqa è legata a diversi aspetti. 1) I raid aerei hanno danneggiato la rete che alimenta il traffico di petrolio, i caccia hanno colpito gli impianti e le colonne di autocisterne. 2) La coalizione guidata dagli USA e i russi hanno cercato di contrastare con i loro attacchi l’apparato economico del Califfo. 3) Il crollo del prezzo del greggio, senza dimenticare che i trafficanti legati all’Isis già lo vendevano con lo sconto. 4) L’avanzata costante nella regione di Raqqa dei guerriglieri curdi siriani YPG e di formazioni di ribelli alleate, manovra accompagnata dal consueto bombardamento da parte degli Stati Uniti. E non è neppure escluso l’intervento di forze speciali statunitensi che agiscono dietro le linee in questo settore. Sarà interessante capire se le misure di Raqqa saranno adottate anche in altre regioni. Per ora si tratta di un segnale di difficoltà ma che non è ancora diventato generale. Vero è che gli avversari dello Stato Islamico hanno aumentato la pressione su questo fronte: pochi giorni fa la coalizione ha diffuso un video che mostrava la distruzione di una banca di Mosul piena di contante necessario per pagare gli stipendi nel territorio controllato dai militanti. Per il Califfo è fondamentale disporre di risorse abbondanti e non solo per alimentare la guerra in un anno che sin preannuncia duro. I soldi sono necessari per gestire servizi, assistenza sociale, amministrazione nelle aree conquistate. Una disponibilità e un’organizzazione che hanno portato consensi al movimento da parte della popolazione sunnita. A chiudere due sviluppi sul piano militare. Difficoltà o meno, l’Isis ha guadagnato nuove posizioni attorno alla cittadina di Deir Zour, nel nord della Siria. Qui la guarnigione lealista è assediata e può essere rifornita solo dal cielo. Gli islamisti hanno ucciso dozzine di soldati, conquistato depositi di munizioni e blindati. Offensiva che comunque è costata uomini anche ai guerriglieri «neri». L’avanzata è stata resa possibile da una tempesta di sabbia che ha ostacolato l’intervento dell’aviazione russa e da un assalto massiccio. Il secondo punto riguarda la Turchia. Sono stati segnalati intensi movimenti di truppe al confine con la Siria, non si esclude che Ankara possa lanciare un’operazione nel settore di Jarabulus, a ovest dell’Eufrate. Mossa determinata dalla difficoltà dei ribelli sponsorizzati dai turchi - colpiti duramente dalle forze di Mosca - e dalla progressione dei separatisti curdi YPG. Situazione che preoccupa non poco il presidente Erdogan.] Per chi segue il conflitto siriano la linea di austerità decisa a Raqqa è legata a diversi aspetti. 1) I raid aerei hanno danneggiato la rete che alimenta il traffico di petrolio, i caccia hanno colpito gli impianti e le colonne di autocisterne. 2) La coalizione guidata dagli USA e i russi hanno cercato di contrastare con i loro attacchi l’apparato economico del Califfo. 3) Il crollo del prezzo del greggio, senza dimenticare che i trafficanti legati all’Isis già lo vendevano con lo sconto. 4) L’avanzata costante nella regione di Raqqa dei guerriglieri curdi siriani YPG e di formazioni di ribelli alleate, manovra accompagnata dal consueto bombardamento da parte degli Stati Uniti. E non è neppure escluso l’intervento di forze speciali statunitensi che agiscono dietro le linee in questo settore.
Sarà interessante capire se le misure di Raqqa saranno adottate anche in altre regioni. Per ora si tratta di un segnale di difficoltà ma che non è ancora diventato generale. Vero è che gli avversari dello Stato Islamico hanno aumentato la pressione su questo fronte: pochi giorni fa la coalizione ha diffuso un video che mostrava la distruzione di una banca di Mosul piena di contante necessario per pagare gli stipendi nel territorio controllato dai militanti. Per il Califfo è fondamentale disporre di risorse abbondanti e non solo per alimentare la guerra in un anno che sin preannuncia duro. I soldi sono necessari per gestire servizi, assistenza sociale, amministrazione nelle aree conquistate. Una disponibilità e un’organizzazione che hanno portato consensi al movimento da parte della popolazione sunnita.
A chiudere due sviluppi sul piano militare. Difficoltà o meno, l’Isis ha guadagnato nuove posizioni attorno alla cittadina di Deir Zour, nel nord della Siria. Qui la guarnigione lealista è assediata e può essere rifornita solo dal cielo. Gli islamisti hanno ucciso dozzine di soldati, conquistato depositi di munizioni e blindati. Offensiva che comunque è costata uomini anche ai guerriglieri «neri». L’avanzata è stata resa possibile da una tempesta di sabbia che ha ostacolato l’intervento dell’aviazione russa e da un assalto massiccio. Il secondo punto riguarda la Turchia. Sono stati segnalati intensi movimenti di truppe al confine con la Siria, non si esclude che Ankara possa lanciare un’operazione nel settore di Jarabulus, a ovest dell’Eufrate. Mossa determinata dalla difficoltà dei ribelli sponsorizzati dai turchi - colpiti duramente dalle forze di Mosca - e dalla progressione dei separatisti curdi YPG. Situazione che preoccupa non poco il presidente Erdogan.
Messaggio modificato da Arcash il 19 gennaio 2016 - 15:44